secondo voi è giusto attribuire il proprio valore come persona al successo con l’altro sesso?

Ciao ragazzi, da un po’ non riesco a capacitarmi di come possa inserirmi in un qualsiasi contesto sociale (nuove conoscenze, nuovo lavoro) con self confidence se è un periodo in cui non sto avendo successo con le ragazze.

Sembra quasi sia dipendente da loro e che la mia sicurezza e la mia autostima in ogni ambito dipenda sempre dal mio andamento in campo sessuale.

Bastano poche settimane senza rapporti e penso di aver perso tutto e di essere solo un brutto senza speranze solo un po’ fortunato.

Divento molto più introverso e nonostante di solito non abbia risentimenti ad approcciare ragazze sconosciute se la cosa si protrae per mesi vado in down e inizio a pensare di non poter essere più attraente per nessuno e di non essere degno dell’attenzione di una ragazza.

Grazie a qualche conoscenza di qualche amico o qualche situazione fortuita bene o male riesco a risollevarmi nei momenti di carenza ma la condizione mentale è talmente volubile che nonostante poi ritorni alla mia confidenza in quel momento non appena ricevo qualche rifiuto di troppo o qualcosa venga a mancarmi rivado giù.

Non voglio infierire sulle vostre condizioni lamentandomi e non cerco nemmeno compassione (vorrei ricordare che il peso psicologico di una condizione è pienamente soggettivo) però vorrei aprire una discussione per magari capire come avere più controllo delle mie sensazioni e vorrei assolutamente evitare che la sfera sessuale inglobi anche le altre
 
è anche la società che te lo fa pesare se non hai successo con l'altro sesso
 
No non è giusto. Ci sono anche altre cose nella vita
Lo so ma se è un periodo dove non mi sto vedendo più con nessuna, anche a scrivermi con una np mi tremano le gambe come se non avessi mai parlato con una di loro.
Al di fuori dello stato mentale che ho imparato più o meno a gestire è quasi una cosa fisica, è ansia ma a livello che se non prendessi una cicca batterei i denti e parlerei balbettando
 
Puoi avere tante doti che le donne non apprezzano, come la nobiltà d'animo, la bontà, la tenerezza, l'idealismo... Le donne apprezzano solo tre/quattro aspetti di noi, è una valutazione troppo parziale.
 
Capisco benissimo, purtroppo secondo me è impossibile controllare queste sensazioni perchè noi uomini siamo propri programmati per sentirci bene quando abbiamo successo con l'altro sesso e sentirci una merda in caso opposto. Non dipende dalla nostra volontà e io la considero come una maledizione che ci viene inflitta alla nascita.
 
no, infatti gli incel non lo capiscono. un conto è soffrire per non scopare (ci sta), un conto è ritenersi feccia per questo
 
Lo so ma se è un periodo dove non mi sto vedendo più con nessuna, anche a scrivermi con una np mi tremano le gambe come se non avessi mai parlato con una di loro.
Al di fuori dello stato mentale che ho imparato più o meno a gestire è quasi una cosa fisica, è ansia ma a livello che se non prendessi una cicca batterei i denti e parlerei balbettando
Prova a pensare ai momenti di successo
 
Ciao ragazzi, da un po’ non riesco a capacitarmi di come possa inserirmi in un qualsiasi contesto sociale (nuove conoscenze, nuovo lavoro) con self confidence se è un periodo in cui non sto avendo successo con le ragazze.

Sembra quasi sia dipendente da loro e che la mia sicurezza e la mia autostima in ogni ambito dipenda sempre dal mio andamento in campo sessuale.

Bastano poche settimane senza rapporti e penso di aver perso tutto e di essere solo un brutto senza speranze solo un po’ fortunato.

Divento molto più introverso e nonostante di solito non abbia risentimenti ad approcciare ragazze sconosciute se la cosa si protrae per mesi vado in down e inizio a pensare di non poter essere più attraente per nessuno e di non essere degno dell’attenzione di una ragazza.

Grazie a qualche conoscenza di qualche amico o qualche situazione fortuita bene o male riesco a risollevarmi nei momenti di carenza ma la condizione mentale è talmente volubile che nonostante poi ritorni alla mia confidenza in quel momento non appena ricevo qualche rifiuto di troppo o qualcosa venga a mancarmi rivado giù.

Non voglio infierire sulle vostre condizioni lamentandomi e non cerco nemmeno compassione (vorrei ricordare che il peso psicologico di una condizione è pienamente soggettivo) però vorrei aprire una discussione per magari capire come avere più controllo delle mie sensazioni e vorrei assolutamente evitare che la sfera sessuale inglobi anche le altre
Secondo me quelli che dicono che anche senza figa puoi avere autostima copano pesantemente, per me puoi anche essere Bezos o Musk ma se non riesci ad avere figa vali quanto una merda secca socialmente... preferirei essere amico di gente che scopa così avrei più possibilità anche io frequentando gli stessi contesti e gruppi di persone

Insomma le relazioni con l'altro sesso sono parte integrate dell'autostima e se non le hai è impensabile stare bene con sè stessi, il sesso e la validazione femminile sono tra i bisogni primari dell'uomo
 
Ciao ragazzi, da un po’ non riesco a capacitarmi di come possa inserirmi in un qualsiasi contesto sociale (nuove conoscenze, nuovo lavoro) con self confidence se è un periodo in cui non sto avendo successo con le ragazze.

Sembra quasi sia dipendente da loro e che la mia sicurezza e la mia autostima in ogni ambito dipenda sempre dal mio andamento in campo sessuale.

Bastano poche settimane senza rapporti e penso di aver perso tutto e di essere solo un brutto senza speranze solo un po’ fortunato.

Divento molto più introverso e nonostante di solito non abbia risentimenti ad approcciare ragazze sconosciute se la cosa si protrae per mesi vado in down e inizio a pensare di non poter essere più attraente per nessuno e di non essere degno dell’attenzione di una ragazza.

Grazie a qualche conoscenza di qualche amico o qualche situazione fortuita bene o male riesco a risollevarmi nei momenti di carenza ma la condizione mentale è talmente volubile che nonostante poi ritorni alla mia confidenza in quel momento non appena ricevo qualche rifiuto di troppo o qualcosa venga a mancarmi rivado giù.

Non voglio infierire sulle vostre condizioni lamentandomi e non cerco nemmeno compassione (vorrei ricordare che il peso psicologico di una condizione è pienamente soggettivo) però vorrei aprire una discussione per magari capire come avere più controllo delle mie sensazioni e vorrei assolutamente evitare che la sfera sessuale inglobi anche le altre
Caro collega Salamandra, oggi voglio condividere con te una storia che potrebbe risuonare in profondità e offrirti una nuova prospettiva.

Questa è la storia di Randy Marsh, un giovane di 16 anni che, come molti di noi, si è lasciato travolgere da pensieri che ruotano attorno al valore che le donne attribuiscono a un uomo. Fino ai 19 anni, Randy ha trascorso quattro anni cruciali della sua vita immerso in questa ossessione, credendo che la sua autostima e il suo successo dipendessero esclusivamente dall'approvazione femminile.

Il povero Randy non pensava ad altro che alle donne. Ogni decisione, ogni azione era filtrata attraverso un'unica domanda: "Cosa penseranno di me?". Se avessi fatto questo, avrei attratto qualcuna? Se ottenessi quel lavoro, sarei più interessante? Ogni secondo della sua vita era segnato da un incessante "female gaze", tormentato da giudizi severi e da pensieri intrusivi: "Ho le braccia troppo lunghe, sono troppo magro, non sono attraente". Le sue giornate si consumavano in interrogativi esistenziali sul senso della vita, sul perché tutto sembrasse facile per gli altri, mentre lui si sentiva escluso.

Ma un giorno, Randy ha deciso che era giunto il momento di cambiare. Con determinazione, ha riempito la sua valigia di buone intenzioni e ha intrapreso un percorso di trasformazione. Si è iscritto in palestra, ha cercato una psicologa che potesse aiutarlo e ha cominciato a dedicarsi al suo benessere psico-fisico. Con fatica, ha cominciato a liberarsi dai pensieri negativi legati alle donne e dalle idee distorte su se stesso. Iniziò, passo dopo passo, a vivere per sé, piuttosto che per compiacere gli altri.

Questo percorso di crescita personale ha portato Randy a ottenere due lauree, trovare un buon lavoro e dedicare più tempo agli amici. Col passare del tempo, quasi si dimenticò della sua ossessione per le donne, che ora vedeva come un ostacolo alla sua realizzazione. Migliorò fisicamente e, gradualmente, cominciò a sviluppare una nuova sicurezza e un amore per se stesso. A 26 anni, dopo anni di “self-maxxing”, decise di tentare di nuovo l’approccio con una donna, ma con un’aspettativa completamente diversa: nessuna.

La morale di questa storia è semplice: vivere per gli altri e crogiolarsi nell’idea di essere sfortunati ti condanna a creare la tua stessa miseria. Le donne non sono il tuo obiettivo; sono un ostacolo che devi affrontare. Prima di pensare di attrarre qualcuna, devi affrontare una dura verità: forse non è il tuo momento. Magari non hai le competenze sociali, non hai un cazzo di carisma e non hai le palle per avvicinarti a una donna. Pensare che qualcuna si interessi a te così come sei è una pura illusione.

La redpill ti mostra la realtà, e la realtà è che nel "gioco della seduzione" ci sono regole ferree. Punto e basta. Non ci sono scappatoie. Se rimani bloccato nella tua mediocrità, nessuna ti cagherà mai. È la cruda verità: così come sei, sei un disastro. Sei repellente, brutto, insicuro e hai paura di tutto. Ti vergogni di te stesso e ti senti una merda. Perché mai una donna dovrebbe considerarti se sei tu il primo a sentirti inferiore? Le regole ci sono: o si sceglie di cominciare a giocare seguendole o si muore sperando in miracoli che non esistono.
 
Caro collega Salamandra, oggi voglio condividere con te una storia che potrebbe risuonare in profondità e offrirti una nuova prospettiva.

Questa è la storia di Randy Marsh, un giovane di 16 anni che, come molti di noi, si è lasciato travolgere da pensieri che ruotano attorno al valore che le donne attribuiscono a un uomo. Fino ai 19 anni, Randy ha trascorso quattro anni cruciali della sua vita immerso in questa ossessione, credendo che la sua autostima e il suo successo dipendessero esclusivamente dall'approvazione femminile.

Il povero Randy non pensava ad altro che alle donne. Ogni decisione, ogni azione era filtrata attraverso un'unica domanda: "Cosa penseranno di me?". Se avessi fatto questo, avrei attratto qualcuna? Se ottenessi quel lavoro, sarei più interessante? Ogni secondo della sua vita era segnato da un incessante "female gaze", tormentato da giudizi severi e da pensieri intrusivi: "Ho le braccia troppo lunghe, sono troppo magro, non sono attraente". Le sue giornate si consumavano in interrogativi esistenziali sul senso della vita, sul perché tutto sembrasse facile per gli altri, mentre lui si sentiva escluso.

Ma un giorno, Randy ha deciso che era giunto il momento di cambiare. Con determinazione, ha riempito la sua valigia di buone intenzioni e ha intrapreso un percorso di trasformazione. Si è iscritto in palestra, ha cercato una psicologa che potesse aiutarlo e ha cominciato a dedicarsi al suo benessere psico-fisico. Con fatica, ha cominciato a liberarsi dai pensieri negativi legati alle donne e dalle idee distorte su se stesso. Iniziò, passo dopo passo, a vivere per sé, piuttosto che per compiacere gli altri.

Questo percorso di crescita personale ha portato Randy a ottenere due lauree, trovare un buon lavoro e dedicare più tempo agli amici. Col passare del tempo, quasi si dimenticò della sua ossessione per le donne, che ora vedeva come un ostacolo alla sua realizzazione. Migliorò fisicamente e, gradualmente, cominciò a sviluppare una nuova sicurezza e un amore per se stesso. A 26 anni, dopo anni di “self-maxxing”, decise di tentare di nuovo l’approccio con una donna, ma con un’aspettativa completamente diversa: nessuna.

La morale di questa storia è semplice: vivere per gli altri e crogiolarsi nell’idea di essere sfortunati ti condanna a creare la tua stessa miseria. Le donne non sono il tuo obiettivo; sono un ostacolo che devi affrontare. Prima di pensare di attrarre qualcuna, devi affrontare una dura verità: forse non è il tuo momento. Magari non hai le competenze sociali, non hai un cazzo di carisma e non hai le palle per avvicinarti a una donna. Pensare che qualcuna si interessi a te così come sei è una pura illusione.

La redpill ti mostra la realtà, e la realtà è che nel "gioco della seduzione" ci sono regole ferree. Punto e basta. Non ci sono scappatoie. Se rimani bloccato nella tua mediocrità, nessuna ti cagherà mai. È la cruda verità: così come sei, sei un disastro. Sei repellente, brutto, insicuro e hai paura di tutto. Ti vergogni di te stesso e ti senti una merda. Perché mai una donna dovrebbe considerarti se sei tu il primo a sentirti inferiore? Le regole ci sono: o si sceglie di cominciare a giocare seguendole o si muore sperando in miracoli che non esistono.
può essere tutto bello e per certi versi anche vero, ma più che redpill, a me puzza di blupill.
 
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